martedì 16 ottobre 2012

Tra il non senso e l'inconscio

Cammino per la strada con passo svelto. I miei jeans sono strappati sul ginocchio destro. Il sole sta calando e le ombre iniziano ad allungarsi.
Un uomo cammina vicino a me. Ha una lunga giacca nera, consumata, vissuta. Pantaloni di un velluto spesso, anch'esso probabilmente invecchiato col proprietario. Niente scarpe. Capelli scomposti e barba probabilmente dimenticata.
La mano sinistra nella larga tasca cascante.
La mano destra, coperta da un guanto nero, poggia delicatamente torace reggendo una vecchia fotografia.
La foto Immortala una ragazza che cammina in una strada, il sole sta calando e la luce è fioca. Indossa un paio di pantaloncini corti, ha un taglio sul ginocchio destro e tra le mani regge un calamaio. Al suo fianco cammina una bambina. Occhi grigi, sorriso disegnato con cura, un vestitino bianco, Pizzetto sul collo, bottoncini dorati. Niente scarpe. La mano destra poggia sulla magra pancina. La mano sinistra, avvolta in un guantino bianco indica qualcosa alla destra della ragazza.
Sullo sfondo una donna piange in una maschera di legno.

L'uomo non c'è più e per terra giace una fotografia bianca.
Mi sdraio vicino a quella carta opaca, dalla tasca tiro fuori un calamaio dorato, ne bevo l'inchiostro e dopo aver poggiato le labbra sul ritratto mancato, appoggio la testa e chiudo gli occhi.
Distesa, ascolto il suono del cemento, coperta da una lunga giacca lisa che protegge e con un guantino bianco che inganna.

lunedì 8 ottobre 2012

tra una tavoletta di cioccolata e qualche film anni 80

Lo so, lo so.. non scrivo mai, non aggiorno e sono una persona terribile.
È che arrivano i momenti in cui la voglia di tirare fuori il lato sarcastico manca, e non volendo pubblicare post depressi chiudo il computer, infilo le scarpe, musica nelle orecchie ed esco.. jogging come non mai.. passo una casa, poi uno scoiattolo, passano i minuti e le canzoni.. poi arrivo alla meta. Il posto dove scarico la tensione, i pensieri eccetera eccetera.. mi guardo attorno accuratamente, respiro profondamente.. ho deciso..
vado alla cassa..
il commesso mi guarda con passione tipo "tesoro.. mi dispiace"..
io testa alta..
esco e tiro fuori ciò che mi farà andare avanti.. la spinta.. la luce nel buio..

DUE ENORMI, GIGANTESCHE TAVOLETTE DI CIOCCOLATO AL LATTE come solo in America puoi trovare..
me le mangio nel giro di tre secondi. Poi, con la bocca ancora calda dal peccato commesso, mi guardo intorno.. non c'è nessuno.. meglio.
Primo cestino, butto le due super carte e mi ricompongo dall'erotica mangiata. Poi piano piano mi avvio nuovamente verso casa.. sempre più veloce fino a ritrovarmi a saltellare con aria serissima come una vera jogger (??)..sperando, completamente in vano, che quelle due botte caloriche se la squaglino spaventate da una leggera corsetta.

E questa era un'into un po' così.. facciamola passare.
In questo post abbrevierò come meglio posso le cose successe dall'ultimo post a oggi.

EVENTO NUMERO UNO:
È arrivato il primo virus..

"ehm ehm ehm.. per favore un po' di attenzione bambini, bambini.. la lezione sta per cominciare.."

Ok probabilmente questa è una citazione troppo sofisticata..
Fatto sta che è arrivato il primo virus e chiaramente io mi sono messa in prima fila con le braccia aperte, pronta a donagli tutta me stessa.
E così fu. Quell'esserino ha pasteggiato per tre giorni di fila per poi andarsene senza nemmeno ringraziare, cosa che io dico.. nemmeno un amante!

EVENTO NUMERO DUE:
L'amato Mr. HIATCAMRBITW è morto.
La scena è stata: Io che mezza morente, imbottita di pillole dei più svariati colori, sdraiata sul divano, bava sulla guancia, occhi gonfi e il virus pasteggiante aspetto l'estrema unzione.. Ad un certo punto un botto che a me, date le allucinazioni, sembra la terza guerra mondiale con tanto di bomba atomica e una probabile leggera invasione aliena da Marte.
Mentre cerco di realizzare se tutti siamo ancora vivi, una voce calda e rassicurante mi sussura, "Honey, he's gone".

EVENTO NUMERO TRE:
Mi sono persa.. e con persa intendo uscita di casa alle cinque di pomeriggio e tornata alle dieci.
È parecchio lunga quindi la riassumerò brevemente.

Esco di casa alle cinque, aspetto il pullman per 40 minuti circa, prendo il pullman e verso le sei arrivo al così detto "domain" (ovvero un enorme Vicolunco triplicato in lunghezza e larghezza). Super fiera di me giro per due ore alla ricerca di qualche vestito con cui riempire l'armadio che piange. A questo punto della storia ringrazio mamma e papà che insegnandomi per diciassette anni che tesoro prima di comprare qualcosa pensa se davvero ti serve.. ti serve.. ti serve.. serve, hanno causato la mia così detta fobia del comprare. Fatto sta che dopo due ore nei negozi mi avvio verso la fermata del pullman a mani vuote.. come sempre.
Sono più o meno le sette e mezza ed inizia a far buio. Le enormi strade pullulano di macchine ma dove io cammino il nulla. A me sale l'ansia e inizio a vedere in quelle poche povere anime che incontro l'assassino che mi mangerà per cena con contorno di three roaches.
A questo punto scarto la mia arma vincente. Il Teatro. Così, dopo questa illuminazione, tiro fuori il telefono e..

"Hi.. how's going?.. good...yeah I'm pretty good.. yeah.. I'm just going home now.. oh really? That's amazing good for you.."
Vado avanti così per cinque minuti buoni..
Poi la cosa si fa seria e iniziamo a litigare..
"Whaaaat?? Are you serious?? No, I didn't say that.. no.. that's not true.. wait.. no.. wait what are you talking about? I didn't meant that! What in this world are you saying?.. bullshit! Well, listen.. no listen! I don't want to hear all this stupid stuff, ok? Damn man, How old are you?.. what? stop it! I mean it.. this really doesn't make any sense you know?.. NO!!.. Well I don't care.."
Vado avanti così per tutto il tempo fino a che non arriva il pullman. Dall'altra parte del telefono.. assolutamente nessuno.
Intanto che aspetto immersa nell'intensa conversazione, però, alla fermata arrivano altre persone ed è qui che, sudando freddo, mi trovo con le spalle al muro e continuo la mia performance pregando che nessuno si accorga che sto litigando con un telefono con un inglese che va bè.
Variazioni di voce.. picchi di rabbia e bisbigli se mi accorgo che qualcuno mi sta fissando.
Grazie a dio arriva il pullman e io concludo con un compostissimo The bus is coming. I'll call you later.
Scendo dal pullman e mi dirigo tutta fiera verso casa. È buio. La red bull che mi sono invenata la mattina evidentemente funziona perché sono super gasata.
Destra, sinistra, dritto e poi.. si dovrei essere a casa.
Pochi minuti dopo mi accorgerò che non era proprio così.
Infatti scopro che qui i negozi crescono dal terreno nel giro di poche ore perché.. quello prima non c'era..quello nemmeno.. aspetta probabilmente..
"Nita, I think I'm lost"

dopo aver realizzato di essere non solo in tutt'altro posto rispetto a ciò che pensavo ma anche super lontana da casa, raggiungo una nuova fermata del "3". Sono le nove e io sono sul bordo di una sorta di autostrada (qui le strade sono tutte così).. prego dio che nessuno frainteda.
Arriva il "3", lo prendo. Sono salva.. penso.
Passano 10 minuti, guardo il telefono e trovo un messaggio di Nita che mi ricorda che una volta arrivata alla fermata devo attraversare la strada (oceanica) e prendere il pullman opposto.
"Ma porc..!"
[e anche questa può essere una citazione se vogliamo percepire il suono gutturale alla fine della "C"]
Fatto sta che resto su quel pullman fino a che non arriva al capolinea e torna indietro perchè This is the last one, girl come mi fa notare l'autista che grazie al cielo era una persona dolcissima con cui ho parlato tutto il tragitto.

Arrivo a casa alle dieci, affamata e pronta per una super fetta di pizza.
Esperienze.. mettiamola così.

EVENTO NUMERO QUATTRO:
Ora Vado a dormire e sono le dieci.. meraviglia!
Concludo con questo video perché ogni volta che lo vedo inizio a ridere, cantare e ballare.. i film degli anni 80 regnano!